Corea del Sud e V4: l’ingresso di Seul in Europa
Corea del Sud e V4: l’ingresso di Seul in Europa

Corea del Sud e V4: l’ingresso di Seul in Europa

Corea del Sud e V4: l’ingresso di Seul in Europa

Il tour europeo del presidente sudcoreano Moon Jae-In, iniziato in Italia il 29 ottobre per l’incontro con Papa Francesco, proseguito con il G20 di Roma e infine a Glasgow per la COP26 sul clima, è giunto al termine giovedì 4 novembre, con una visita di stato a Budapest, in Ungheria. Qui, Moon ha incontrato il suo omologo János Áder e il primo ministro ungherese Viktor Orbán in occasione della visita al monumento commemorativo delle vittime della tragedia della barca Hableány, affondata nel Danubio all’inizio di quest’anno causando la morte di 25 turisti coreani. L’evento più interessante, però, è stata la partecipazione del leader sudcoreano al vertice del Gruppo di Visegrad insieme ai primi ministri di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. 

Gli interessi della Corea in Europa

L’interesse della Corea del Sud per i Paesi dell’Europa centrale non è una novità: aziende chimiche sudcoreane come la LG Chem, appartenente all’omonimo gruppo LG, si sono già stabilite in Polonia. La stessa LG Chem ha annunciato ad ottobre che costruirà un nuovo impianto per la produzione di batterie in Ungheria in collaborazione con il gigante giapponese Toray, così da aumentare la sua presenza nel mercato europeo.

Il vertice che ha visto protagonisti il Gruppo di Visegrad e il presidente sudcoreano ha avuto come oggetto principale il rafforzamento dei legami tra la Corea del Sud e i quattro Paesi europei, soprattutto riguardo la cooperazione per il progresso dei settori della tecnologia e del green– divenuti fondamentali con lo scoppio della pandemia- nell’ambito della produzione di batterie per veicoli elettrici e dell’implementazione di un’economia basata sull’idrogeno come fonte di energia.

Il summit, organizzato dai presidenti della Camera di Commercio ungherese e coreana, è stato sigillato con la discussione riguardo un possibile finanziamento coreano per la realizzazione di una linea ferroviaria di alta velocità che potenzi i collegamenti tra le quattro capitali europee, definita dai quattro primi ministri come «la più grande impresa comune dei Paesi V4».

Secondo il primo ministro ungherese Viktor Orbán, una cooperazione in questo senso tra Corea e V4 sarebbe essenziale per ridurre i tempi di percorrenza della tratta, lunga 800 chilometri, da dodici a cinque ore, e realizzabile con le innovative tecnologie sudcoreane in questo campo. Un ulteriore progetto su cui i quattro Paesi europei si sono affacciati durante il vertice è poi l’implementazione dell’energia nucleare all’interno del blocco V4, fortemente sostenuto dal primo ministro slovacco Eduard Heger, che ha anche sottolineato la capillare presenza della Corea in Slovacchia, dove sono già attive oltre 100 aziende sudcoreane

Un tentativo di emancipazione dall’UE?

I rapporti bilaterali tra il blocco di Visegrad e la Corea sono già ottimi: come sottolineato da Mateusz Morawiecki, primo ministro polacco, almeno il 30% dell’export sudcoreano che arriva in Europa è destinato ai Paesi del V4, definito da Moon «un polo emergente in Europa». Il segretario presidenziale sudcoreano Park Soo-hyun ha evidenziato le similitudini storico-politiche tra i quattro del blocco di Visegrad e la Corea, come la transizione che ha portato i cinque Paesi alla democrazia. Moon ha concluso la sua esperienza all’interno del vertice V4 sollecitando il rafforzamento dei rapporti economici e non solo, rivolgendosi ai quattro primi ministri dichiarando che «se si combineranno le forze, saremo capaci di guidare l’era della quarta rivoluzione industriale insieme».

La ricerca di una più stretta collaborazione tra i quattro Paesi europei e la Corea del Sud avviene in un periodo di grande tensione tra due dei Paesi del blocco di Visegrad, Ungheria e Polonia, e le istituzioni dell’Unione europea. A causa delle misure adottate da Budapest e Varsavia, l’UE ha spesso adottato, o cercato di adottare, contromisure che ristabilissero il rispetto dello stato di diritto e dei valori fondanti dell’Unione europea all’interno dei due Stati. Queste contromisure comprendono richiami formali, sospensione dal diritto di voto all’interno delle istituzioni comunitarie e, più raramente, il “congelamento” dei fondi spettanti ai Paesi incriminati.

I numerosi richiami di Ursula von der Leyen e dei leader europei hanno, di fatto, rallentato il processo di integrazione europea dei V4, che si difendono vicendevolmente a spada tratta quando si arriva alla votazione volta ad applicare sanzioni contro una qualsiasi tra Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. A difesa del processo di integrazione europea si è pronunciata, di recente, Angela Merkel, in uno dei suoi ultimi contributi da cancelliera tedesca, durante la plenaria del Consiglio europeo del 21 ottobre scorso. Merkel, con toni volutamente diplomatici, durante l’assemblea chiamata a discutere della sentenza della Corte costituzionale polacca, ha proposto di attuare compromessi politici con gli Stati a guida illiberale. Ciò, secondo Merkel, aiuterebbe a non inficiare ancor di più il processo di integrazione europea, indispensabile per mantenere saldo il cordone sanitario che lascia gli Stati dell’Europa orientale fuori dall’influenza della sfera russa. 

Il rafforzarsi dell’unione tra i quattro Paesi, e la loro conseguente ricerca di una politica estera escludente la mediazione dell’Unione europea potrebbe quindi essere il sintomo di una ricerca di “emancipazione” economica (e politica?) dalle istituzioni comunitarie, viste come un impedimento al progresso economico, e non solo, dei V4.

Editing a fact checking a cura di Claudio Annibali