I giovani hanno paura della guerra (e della NATO)
I giovani hanno paura della guerra (e della NATO)

I giovani hanno paura della guerra (e della NATO)

I giovani hanno paura della guerra (e della NATO)

«Il nono allargamento della NATO dalla sua fondazione nel 1949, sarà ricordato come l’allargamento di Vladimir Putin», scriveva sul Financial Times l’ex premier finlandese Alexander Stubb. In effetti, nel mondo post-24 febbraio 2022, gli equilibri dell’intera Europa sono cambiati e questo ha avuto come conseguenza, per Finlandia e Svezia, la decisione di entrare a far parte dell’Alleanza Atlantica dopo anni in cui entrambi avevano partecipato alle riunioni del Consiglio Atlantico solo come invitati speciali. Nonostante una tradizionale neutralità, i due Paesi scandinavi hanno infatti presentato ufficialmente la loro richiesta di adesione alla NATO. 

Perché l’Alleanza Atlantica?

La NATO è un’alleanza politica e militare che riunisce 30 Stati dell’Europa e dell’America settentrionale.  Svezia e Finlandia potrebbero dunque rappresentare il trentunesimo e trentaduesimo Paese a prenderne parte. Per l’adesione formale ci vorrà comunque del tempo, dal momento che sono necessarie le ratifiche dei Parlamenti degli attuali membri dell’Alleanza.

Il contesto geopolitico fortemente mutato ha quindi spinto Helsinki, che condivide un confine lungo 1.340 km con la Russia, e Stoccolma a scegliere la protezione potenzialmente offerta dall’art. 5 del Patto Atlantico, che così recita:

“Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale”.

In virtù della clausola ivi presente, l’adesione al Trattato permetterebbe, prendendo in prestito le parole del Presidente della Repubblica finlandese Sauli Niinistö, di «rafforzare la sicurezza nazionale, prendendosi le proprie responsabilità».

Un elemento interessante risiede nell’opinione dei cittadini di Svezia e Finlandia circa l’adesione del proprio Paese alla NATO. Se in Svezia l’opinione pubblica rimane ancora fortemente divisa – il 53% degli svedesi è ora favorevole all’adesione alla NATO, il 23% non approva e il 24% non lo sa, secondo un sondaggio di Novus – in Finlandia addirittura il 76% della popolazione afferma ora di voler entrare nella NATO. Tuttavia, in Svezia, la percentuale dei favorevoli salirebbe al 64% se anche Helsinki optasse per l’adesione all’Alleanza Atlantica. Ma cosa ne pensano, in particolare, i giovani?

Giovani svedesi: tra pacifismo e NATO

In Svezia i giovani non sembrano supportare la decisione del loro governo di chiedere ufficialmente l’adesione alla NATO. Molti di loro, infatti, hanno addirittura riempito le piazze delle città per protestare, definendo la scelta “affrettata” e poco coerente con la tradizionale neutralità del Paese, che genererebbe ancora più violenza. Un articolo pubblicato sul giornale DW riporta alcuni incisi dei giovani scesi a protestare:.

«L’adesione alla NATO produrrà più sangue», dice Ava Rudberg, 22 anni, presidente dei Giovani del Partito di Sinistra: «È un’alleanza militare che crea guerre, ma noi vogliamo mantenere la pace in Svezia».

Lisa Nabo, 27 anni, presidente dei Giovani del Partito socialdemocratico svedese, ha affermato che la neutralità è una questione per cui molti giovani svedesi stanno lottando: «la mia generazione non ha memoria di una guerra in Europa; questa di oggi è quindi una situazione nuova»; andando contro la decisione del proprio partito, i giovani ritengono di «rispettare la decisione; ma è difficile combinare l’aspirazione pacifica con l’adesione alla NATO».

Sara Andersson Ajnnak, una giovane appartenente alla comunità indigena Sami del nord del Paese, ha dichiarato che «sarà problematico entrare nella NATO, soprattutto per gli indigeni; infatti, penso che l’Alleanza possa vedere proprio del nord della Svezia, territorio indigeno, una enorme regione militare utile a svolgere le proprie esercitazioni; direi che sarebbe un’altra forma di colonizzazione».

Non tutti i giovani svedesi, però, si dicono contrari: «avremmo potuto aderire già nel 2014, dopo l’annessione della Crimea», ha detto a DW Linn Soderlunds, 29 anni, consigliere politico che vive a Bruxelles.

La guerra in Ucraina vista dagli occhi dei giovani europei

Tra chi invece è già membro della NATO, le discussioni vertono su altre conseguenze relative alla guerra di aggressione di Putin. 

Builders of Progress: Europe’s NextGen “The Ukraine War Through the Eyes of Youth, redatto da ThinkYoung e Foundation for European Progressive Studies (Feps), è un sondaggio incentrato sull’opinione di 7.367 giovani europei provenienti da Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Spagna, Polonia e Romania, tra il 25 marzo e il 7 aprile. Il report indaga le opinioni dei giovani nel mondo post-24 febbraio 2022.

Tra i risultati più rilevanti, occorre sottolineare che quasi due terzi dei giovani teme che il conflitto possa estendersi all’interno dell’UE; oltre il 60% degli intervistati ritiene che i Paesi membri dell’Unione europea dovrebbero spendere di più per le proprie forze armate e quasi la metà sosterebbe la creazione di un esercito proprio dell’UE. Addirittura, il 44% dei giovani tollererebbe un’azione militare europea in Ucraina pur se si rischiasse un conflitto nucleare con la Russia.

In particolare, tra gli italiani, il 51% dei giovani e delle giovani dichiara di temere un conflitto all’interno dell’UE e il 52% nei confini nazionali. Con riferimento alla guerra in Ucraina, il 38% approverebbe in parte un aumento delle spese militare mentre il 32% disapproverebbe in parte. Se parliamo di esercito europeo, il 42% degli intervistati italiani è d’accordo, tra i più cauti rispetto ai loro coetanei. Il 45%, invece, è fortemente favorevole al mantenimento delle sanzioni nei confronti della Russia.

Il 78% dei giovani italiani ritiene inoltre che l’Italia dovrebbe accogliere migliaia di rifugiati ucraini e il 74.5% vorrebbe un aumento degli aiuti finanziari destinati a supportare l’ingresso e la permanenza dei rifugiati ucraini in Europa. Infine, il 70% dei giovani italiani è a favore di una riduzione dell’uso di combustibili fossili nell’UE.