Temporal discounting e questione ambientale
Temporal discounting e questione ambientale

Temporal discounting e questione ambientale

Temporal discounting e questione ambientale

Tre appuntamenti, tre settimane per entrare nel dibattito ambientale analizzato sotto la lente della psicologia.

Episodio 2:
Temporal discounting e questione ambientale

Sono molte le occasioni in cui ci troviamo a dover prendere delle decisioni basate sul calcolo dei pro e dei contro, immediati e futuri. Andare in palestra, oppure rimanere a poltrire sul divano per tutto il pomeriggio? Accendere la sigaretta, o buttare via il pacchetto e dire addio per sempre alla dipendenza? Rimanere svegli fino a tardi, pur sapendo di dover andare al lavoro l’indomani, oppure rimandare il film in programma e dormire otto ore?

In tutti questi esempi, la gratificazione che proverrebbe dallo scegliere, ad esempio, il riposo pomeridiano piuttosto che la fatica della palestra è immediata. Si sa però che mantenere uno stile di vita salutare, smettere di fumare e dormire il giusto numero di ore per notte sono fondamentali per il benessere psicofisico a lungo termine. Perché, allora, è così difficile rinunciare al pigro pomeriggio di dolce-far-niente a favore del tapis-roulant? E come si lega questo fenomeno alla questione ambientale?

Rischi e ricompense: il valore del tempo

Fin dal secolo scorso, economisti, psicologi cognitivi e analisti di laboratorio hanno cercato di comprendere in che modo i comportamenti si leghino alle modalità di pensiero. Con l’avvento delle neuroscienze in epoca più recente, si sta studiando come queste ultime si leghino all’attivazione neurale.

Nel quadro del decision-making, uno degli aspetti fondamentali è che qualsiasi scelta viene presa considerando le possibili conseguenze. Ma, queste conseguenze, hanno tutte lo stesso peso nell’influenzare la decisione? Assolutamente no. Una delle prime caratteristiche che gli studiosi hanno evidenziato, infatti, è che la dimensione temporale di dette conseguenze gioca un ruolo centrale: il ritardo previsto nella comparsa di un risultato lo rende meno influente al momento della scelta.

In altre parole, più una conseguenza sarà temporalmente lontana da noi, meno essa sarà considerata rilevante nel calcolo di rischi e benefici fatto prima di prendere una decisione. Per riprendere gli esempi dell’inizio, nello scegliere se andare o meno in palestra, la prospettiva di rimanere sul divano ha una carica gratificante immediata, mentre il beneficio della palestra – ad esempio essere più in forma e mantenersi in salute – è temporalmente distante e, quindi, ha un peso minore.

L’effetto che è stato appena descritto prende il nome di temporal discounting (sconto temporale) secondo cui spesso le persone preferiscono piccole ricompense immediate piuttosto che aspettare e ricevere ricompense maggiori in futuro. Il temporal discounting influisce su una molteplicità di comportamenti, dal binge eating al successo accademico, dalle dipendenze fino ad arrivare all’impegno nel mantenimento di comportamenti ecosostenibili.

Temporal discounting nella questione ambientale

Ė piuttosto facile indovinare come il discorso appena fatto si leghi alle tematiche ambientali. La pesca praticata in maniera incontrollata, per esempio, ha portato immense gratificazioni immediate: i grandi proprietari di aziende ittiche si sono arricchiti, l’economia fioriva e non c’era mai stata così grande abbondanza di pesce disponibile sul mercato. Perché preoccuparsi dei danni arrecati all’ambiente, considerando che questi non sarebbero diventati visibili se non nei decenni futuri, diventando quindi “un problema di qualcun’ altro”?

O ancora, la ritrosia dei grandi consumatori di combustibile fossile, come Cina e India, nell’abbandonare questa risorsa. Materia prima che porta a questi Paesi un beneficio immediato mettendo però a repentaglio gli interessi futuri, come la sopravvivenza della specie, che sono di gran lunga più importanti. Eccolo qua, il temporal discounting applicato alla questione ambientale.

Siamo dunque condannati dalla nostra scarsa resistenza verso le “tentazioni” di oggi, che si traduce in cecità verso il futuro? Sembra di no.
Un recente studio americano ha dimostrato la possibilità di modificare i comportamenti che includono il temporal discounting in compiti attraverso la semplice introduzione di un avatar di loro stessi ai partecipanti, presentandolo invecchiato in un set di realtà virtuale futura. Sebbene l’esperimento in questione si concentri sulla situazione dei pensionati e la gestione dei loro risparmi, traslarlo alla questione ambientale potrebbe risultare particolarmente utile, soprattutto se applicato a quelle fasce di età che, al contrario di molti giovani, faticano a mantenere comportamenti sostenibili nei confronti dell’ambiente.

Se la nostra generazione ha l’odiosa possibilità di sperimentare in prima persona gli effetti distruttivi del riscaldamento globale provocato dall’attività umana, forse non è tardi per far sì che anche le generazioni più grandi acquisiscano piena consapevolezza che le conseguenze del cambiamento climatico non sono un problema del futuro, ma una questione su cui è necessario prendere una decisione, e agire, adesso.

Editing e fact checking a cura di Alice Spada