Le emissioni di CO2 e altri miti da sfatare
Le emissioni di CO2 e altri miti da sfatare

Le emissioni di CO2 e altri miti da sfatare

Le emissioni di CO2 e altri miti da sfatare

Termini come Carbon Offsetting, Carbon Neutrality e Net Zero Emissions stanno ormai guadagnando una fama di portata mondiale, grazie all’aiuto dei manager delle Big Corporations e dei governi delle più importanti economie occidentali. La sostenibilità ambientale è di fatto un tema di cui si potrebbe tranquillamente discutere ad un primo appuntamento con una persona conosciuta su Tinder. Il fatto è che la famosa Carbon Footprint non è prerogativa esclusiva di uomini e donne di potere, bensì è parte integrante della comune esistenza. Abbiamo tutti un’impronta di carbonio come risultato del nostro vivere. Il fatto stesso di utilizzare un computer, di recarsi a lavoro in auto, o qualsivoglia mezzo di trasporto, ma anche l’acquisto di mele biologiche dallo stesso produttore in Valtellina contribuisce all’emissione di CO2.

Con una simile narrazione verrebbe il dubbio che sia letteralmente impossibile raggiungere gli obiettivi climatici fissati con l’Accordo di Parigi, eppure non è così. È possibile compensare le emissioni sostenendo progetti che le riducono o che addirittura le eliminano. Il Carbon Offsetting è proprio questo, una serie di progetti e iniziative che consistono nel rimuovere o ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica.

Tutto facile fin qui. Talmente facile che verrebbe da chiedersi: «ma allora posso continuare la mia vita come sempre?»

No, non funziona così. È vero che la compensazione di CO2 sembra facile rispetto alla stessa riduzione delle emissioni, ma per evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico dovremmo compensare più di quanto emettiamo. Diventare Carbon Neutral non è più sufficiente ormai da tanto. Il livello di sicurezza di CO2 presente nell’atmosfera è stato superato già nel 1987. Quindi sì, se anche avessi 30 anni e il tuo personale bilancio di anidride carbonica fosse in pari, saresti comunque in debito a causa di chi c’è stato prima di te! Pertanto, anche se oggi si riuscissero a ridurre le emissioni a zero, si dovrebbe comunque rimuovere tutta la CO2 in eccesso dall’atmosfera relativa agli anni precedenti. In pratica, se Carbon Neutral sembrava un miraggio, immaginate diventare globalmente Carbon Negative. 

Cosa significa realmente compensare CO2?

Abbiamo detto che la Carbon Neutrality ha ormai del mistico. Tuttavia, se tutti ne parlano avrà sicuramente un’applicazione pratica, avrà una componente di verità, in qualche modo dovrà pur funzionare.

Secondo il MIT, il Carbon Offsetting si definisce come “una qualsiasi attività volta a compensare l’emissione di anidride carbonica o di altri gas a effetto serra attraverso la riduzione delle emissioni di CO2 altrove”. La compensazione è in realtà un sistema che funziona tramite l’acquisto di crediti di carbonio. I crediti di carbonio sono un certificato negoziabile, ossia un titolo equivalente ad una tonnellata di CO2 non emessa o assorbita da un progetto di tutela ambientale, realizzato appositamente per ridurre la propria impronta carbonica e altri gas ad effetto serra. Il prezzo del credito di carbonio dipenderà da diverse cose, come ad esempio la capacità del progetto di annullare o ridurre la propria impronta carbonica, l’impatto del progetto sugli ecosistemi, i benefici sociali del progetto e il suo contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Le imprese possono rendicontare lo scambio di crediti di carbonio e utilizzare un Carbon Label sui propri prodotti e servizi. I più importanti standard internazionali di certificazione creditizia sono: Gold Standard, Voluntary Carbon  Standard (VCS) e Clean Development Mechanism (CDM). 

Inoltre, è importante specificare che esistono due principali approcci al Carbon Offsetting:

  • La compensazione volontaria di CO2, ossia tutti progetti adottati da chi sceglie volontariamente il metodo di compensazione per limitare le proprie emissioni di CO2;
  • Il mercato regolamentato di compensazione di CO2, istituito dal Protocollo di Kyoto, prevede lo scambio di “quote di emissione” tra imprese e governi, con la finalità di trarre profitto dalle quote non utilizzate (quindi dalla CO2 non emessa). L’European Union Emission Trading System (EU-ETS) costituisce il maggior esempio di mercato regolamentato di quote di emissione a livello mondiale.

La guida del WWF e le fasi del processo

Il WWF ha proposto una guida dedicata all’utilizzo dei Carbon Credits e il ruolo della compensazione di carbonio nella lotta all’emergenza climatica. Questo documento si propone di supportare tutte quelle imprese che vogliono intraprendere un percorso di lungo periodo verso la sostenibilità. Lo stesso WWF ritiene che l’acquisto di crediti di carbonio riconosciuti dagli standard internazionali possa essere una strategia efficace che permette alle imprese di contribuire ai propri obiettivi climatici. La guida propone quattro fasi che costituiscono il processo verso il traguardo Net Zero Emissions: misurare, ridurre, compensare e comunicare.

Fase 1: Misurare

Il primo passo da compiere è senza dubbio misurare la propria Carbon Footprint. Per il singolo individuo esistono diversi strumenti reperibili online attraverso cui misurare il proprio impatto. A livello organizzativo invece questa procedura è ben più normata. Esistono diversi protocolli: uno di questi è il Green House Gas Protocol (GHG Protocol), lo standard di contabilità dei gas serra più utilizzato e riconosciuto a livello internazionale. L’impronta carbonica di un’impresa dovrebbe essere valutata per ogni esercizio e solitamente inclusa nel Sustainability Report o nella dichiarazione di carattere non finanziario.

Fase 2: Ridurre

Misurare la propria Carbon Footprint consente alle imprese di identificare le principali fonti di emissione e di individuare una strategia di sostenibilità per raggiungere i propri obiettivi di riduzione. L’iniziativa Science Based Targets (SBT) fornisce alle imprese delle linee guida per la riduzione delle emissioni in linea con il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Secondo l’iniziativa, le organizzazioni dovrebbero fissare degli obiettivi a medio-lungo termine tali da mantenere l’aumento medio della temperatura globale al di sotto dei 2°C. Allo stesso modo, monitorare le emissioni può essere utile anche per il singolo individuo. Ogni persona può infatti intraprendere azioni volte a ridurre la propria impronta carbonica, ad esempio, cambiando la propria dieta, le modalità di trasporto utilizzate e le proprie abitudini di consumo. 

Fase 3: Compensare

La compensazione delle emissioni di CO2 è un’azione che può essere compiuta sia a livello individuale che a livello aziendale. Organizzazioni e individui possono acquistare crediti di carbonio come si è detto finora. Per emettere crediti di carbonio il progetto deve essere certificato. Una volta che il progetto è stato certificato, segue una fase di monitoraggio e verifica da terze parti. In questo modo, lo standard può emettere la quantità di crediti di carbonio corrispondente alle emissioni che il progetto ha assorbito o evitato in un determinato periodo di tempo. 

Fase 4: Comunicare 

Le organizzazioni devono attuare una strategia di comunicazione efficace e trasparente, che le proteggerà da accuse di greenwashing e di pratiche scorrette. Una comunicazione corretta parte da una precisa divulgazione delle informazioni sui progetti sostenuti, sugli impatti ambientali e sociali positivi generati, e su tutti i benefici collaterali, quali la protezione della biodiversità, e il contributo agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. 

Carbon Offsetting, una bella storia o una valida soluzione?

Un discorso di tale portata non poteva essere esente da critiche, in particolar modo da parte delle organizzazioni ambientaliste. Secondo Green Peace, il problema principale della compensazione è la compensazione stessa. La critica mossa dal gigante verde è che simili progetti in realtà non forniscano un’eliminazione delle emissioni di carbonio nell’atmosfera. Piuttosto, sembrano essere visti come una “distrazione” dalle soluzioni reali. Di conseguenza, la compensazione consentirebbe alle imprese di continuare con comportamenti considerati “insostenibili”, spostando al contempo la propria responsabilità per il clima sul consumatore. 

È vero, una simile nota negativa può essere riscontrata nel Carbon Offsetting, è oggettivamente innegabile che seppur compensata, la Carbon Footprint figlia di di modelli e sistemi insostenibili continua a esistere. Tuttavia, è bene considerare che un simile cambiamento radicale e immediato dell’intero paradigma non è possibile. La transizione ecologica richiede tempo, l’intero tessuto economico mondiale deve adeguarsi alle nuove, anche se ormai nemmeno troppo, esigenze climatiche e ambientali. Seppur non si può considerare una soluzione definitiva, la compensazione di CO2 può rappresentare una buona soluzione temporanea, tale da permettere alle imprese, così come ai singoli individui, di adeguarsi a modelli e sistemi che siano sostenibili.