Le elezioni a Roma: la campagna dei candidati
Le elezioni a Roma: la campagna dei candidati

Le elezioni a Roma: la campagna dei candidati

Le elezioni a Roma: la campagna dei candidati

Domenica e lunedì scorsi si sono tenute le votazioni per il ballottaggio del secondo turno elettorale per il Comune di Roma, che ha visto protagonisti il candidato del Partito Democratico e centrosinistra Roberto Gualtieri (ex ministro dell’Economia) e il candidato scelto da Fratelli d’Italia per la coalizione di centrodestra Enrico Michetti (proveniente dal mondo civico ed estraneo alla politica).

Dopo lo spoglio finale è risultato vincitore Gualtieri che andrà così a sostituire la sindaca uscente Virginia Raggi (M5S).

Al primo turno, i due candidati si sono attestati rispettivamente al 27% e 30 % di preferenze, risultato insufficienti per vincere alla prima tornata e che ha dunque lanciato altre due settimane di campagna elettorale, durante cui i due sfidanti hanno nuovamente messo in mostra i propri programmi e le proprie strategie comunicative per raggiungere anche gli elettori incerti e dei partiti ormai fuori dai giochi (M5S e Azione).    

La campagna di Michetti

Il cammino di Enrico Michetti verso il Campidoglio è partito con diverse difficoltà già al momento della sua nomina, arrivata in netto ritardo rispetto ai suoi avversari: la scelta è ricaduta su di lui dopo alcuni giorni di discussioni interne al centrodestra dove i vari leader, il senatore Salvini (segretario Lega) e la deputata Meloni (presidente di FdI), hanno faticato non poco per raggiungere un accordo.

Ma le problematiche della campagna non si sono fatte attendere: fino ad alcuni giorni dal primo turno di voto era assente il programma politico ufficiale, solitamente inserito nel sito internet della campagna del candidato. Sono state di difficile interpretazione le intenzioni di Michetti su dove e come agire per Roma (in quanto anche negli interventi pubblici e comizi lasciava poco spazio al programma in cambio di lunghe digressione sulla Roma imperiale). La questione è diventata di maggior chiarezza quando sono stati resi noti i vari punti del programma, i quali evidenziavano la volontà di migliorare le politiche sociali, soprattutto per le famiglie, potenziare i trasporti, valorizzare Roma come città europea e culturale e rafforzare la sicurezza dei cittadini attraverso investimenti e percorsi di formazione.

La campagna del centrodestra, al netto di scelte e programmi elettorali, è stata in modo costante caratterizzata da due fattori che ne hanno, in virtù dei risultati, danneggiato l’andamento: le dichiarazioni pubbliche inopportune di Michetti che a più riprese, durante alcune uscite pubbliche (senza contare le interviste radiofoniche riesumate da Repubblica) avrebbe elogiato l’esercito nazista definendolo “efficiente”; incalzato dai giornalisti avrebbe poi dichiarato che non avrebbe avuto problemi a definirsi fascista – se lo fosse stato- rendendosi, infine, protagonista di alcune uscite infelici sull’olocausto. In secondo luogo, la presenza fissa di Meloni negli eventi di presentazione del suo candidato, che avrebbe dovuto rafforzare il suo candidato (mettendo a disposizione la sua forte immagine per gli elettori), ha ottenuto invece il risultato inverso, ponendo in ombra Michetti e negandogli la possibilità di mettersi in mostra potenziale guida della città. Risultano esigue- e disastrose- le occasioni in cui Michetti si è ritrovato da solo, senza Meloni, a parlare in pubblico.

Errori risultati fatali e una strategia che hanno fatto fallire in partenza la possibilità per il centrodestra di governare a Roma.

La campagna di Gualtieri

La corsa di Gualtieri è iniziata a seguito della sua nomina ottenuta alle primarie del Partito Democratico, mesi prima delle Amministrative. La nomina è stata oggetto di alcune critiche rivolte nei confronti delle dinamiche del voto: alcuni analisti hanno sostenuto che gli altri candidati non fossero all’altezza di una figura come Gualtieri e messi lì per dare valore democratico e una parvenza di “competizione” alle primarie.

Il suo programma è incentrato sulla rivalutazione della città, dalla gestione dei rifiuti a quella dei trasporti. Punto importante è rivolto alla gestione della parte di PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) destinata a Roma (Gualtieri era il Ministro dell’Economia nel periodo di approvazione del Piano).

Il centrosinistra ha corso con liste divise durante il primo turno: l’alleanza nazionale tra Pd e M5S non è stata abbastanza forte e coordinata da poter scegliere un candidato unico da presentare agli elettori, provocando problemi di stabilità ai due partiti. Tuttavia, il meccanismo di alleanza si è fatto trovare pronto durante il secondo turno di ballottaggio, dove Gualtieri ha ottenuto il 60% dei voti (molti arrivati anche dal bacino elettorale del leader di Azione!, Carlo Calenda, eurodeputato e candidato al primo turno, il quale aveva promesso il proprio voto a Gualtieri).

Il centrosinistra esce nei fatti vincitore e rafforzato da queste tornate elettorali, che poco avranno a che fare con le Politiche del 2023, caratterizzate da altre logiche e dinamiche che si svilupperanno ancora nei prossimi due anni e che ci consegneranno la nuova legislatura. In ogni caso le Amministrative 2021 hanno fornito un dato preoccupante su cui la politica dovrà iniziare a riflettere sin da subito: è l’astensionismo, ad oggi, il primo partito in Italia.

Editing e fact checking a cura di Claudio Annibali