Amministrative 2021: chi ha vinto e chi ha perso?
Amministrative 2021: chi ha vinto e chi ha perso?

Amministrative 2021: chi ha vinto e chi ha perso?

Amministrative 2021: chi ha vinto e chi ha perso?

La settimana scorsa si sono tenute le elezioni Amministrative 2021 per eleggere i nuovi consigli comunali e che hanno visto oltre mille tra città. cittadine e piccoli centri urbani andare al voto (l’affluenza è stata di circa il 46%, in ribasso rispetto alle ultime tornate). Di seguito alcune riflessioni sui 5 maggiori Comuni coinvolti, ossia Roma, Napoli, Milano, Bologna e Torino.

Oltre che riportare i candidati dei vari partiti, che hanno ottenuto la nomina (in attesa dei ballottaggi), interessa qui capire come si sono mosse le forze politiche prima dell’apertura delle urne in campagna elettorale, e quali risvolti potrebbero avere i risultati a livello di equilibri nazionali. Da evidenziare il forte astensionismo (intorno al 54%), segno di un forte disinteresse della popolazione verso la politica.

Come naturale che fosse, le lezioni Amministrative hanno evidenziato alleanze e rapporti tra le varie forze politiche: il centrodestra ha gareggiato unito e presentato liste e candidati coi simboli dei maggiori partiti (FI, Lega e FdI). Il centrosinistra, con PD, LEU e M5S, ha invece adottato la medesima strategia solo in due grandi città; Napoli (con candidato l’ex Ministro dell’Università del Governo Conte Gaetano Manfredi) e Bologna con Matteo Lepore (il quale ha vinto le primarie contro l’esponente di Italia Viva Isabella Conti, mesi addietro).

Nelle altre città principali si sono presentati con liste divise: a Roma il Movimento 5 Stelle ha corso con la Sindaca uscente Virginia Raggi, mentre il Pd ha presentato come candidato l’ex Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri; a Milano il sindaco uscente Beppe Sala per il Pd e altre liste civiche e Layla Pavone per il M5S; a Torino Sganga per il M5S e LoRusso per il Pd.

Dopo il definitivo spoglio delle cartelle elettorali è ufficiale la vittoria al primo turno per i candidati del centrosinistra  a Milano (Sala), Napoli (Manfredi) e Bologna (Lepore), mentre occorrerà attendere il secondo turno di ballottaggio a Roma, dove Gualtieri si confronterà col candidato di destra Enrico Michetti, e a Torino LoRusso se la dovrà vedere con Damilano (centrodestra).

Degno di nota è il risultato ottenuto dall’europarlamentare Carlo Calenda, il quale si è candidato con il suo nuovo partito Azione, con l’appoggio di Italia Viva, ottenendo circa il 20% dei voti (non abbastanza per arrivare al ballottaggio) e affermandosi come la lista più votata di Roma.

Chi ha vinto e chi ha perso (per ora)

I risultati delle Amministrative 2021 mettono in evidenza subito alcuni aspetti dell’attuale situazione politica: un crollo, a livello locale, delle forze di destra (a beneficio del PD), ma anche la conferma dell’emorragia di consensi del M5S, sconfitto in tutte le città dove si è presentato diviso dal resto del centrosinistra; la parabola discendente del Movimento non pare voglia arrestarsi, dunque, nemmeno dopo l’elezione dell’ex Premier Giuseppe Conte come leader del Movimento. 

Nei fatti i 5S sono al momento vincolati a tenere salda l’alleanza con Il Pd (a cui aspira anche il suo segretario Enrico Letta), in vista delle prossime elezioni del 2023. Molti esperti hanno individuato le cause del crollo in una serie di fattori strutturali e sociali: le continue espulsioni di esponenti, le promesse tradite agli elettori e una pesante assenza sul territorio, hanno accentuato il malcontento che ha preso forma nei risultati elettorali (ne è l’esempio la bocciatura di Raggi a Roma, la quale ha raccolto solo il 20% delle preferenze).

Il mediocre bottino della destra, invece, ha ragioni politiche interne ai partiti stessi: nei mesi precedenti si sono registrate diverse difficoltà nello scegliere i candidati giusti e in tempi consoni per la campagna elettorale. I due leader principali, la deputata Giorgia Meloni (FdI) e il senatore Matteo Salvini (Lega) hanno commesso una serie di errori nel preparare le elezioni: il primo, e più rilevante, è stata una mancanza di visione condivisa nello scegliere i candidati (prima di annunciare quelli definitivi si sono susseguite una serie di rifiuti e veti per molti candidati); il secondo errore si è avuto durante la campagna elettorale, durante la quale i due leader hanno di fatto oscurato l’immagine dei propri candidati, presentandosi al loro fianco durante i comizi e parlando quasi sempre al loro posto (in molti hanno visto in questa azione un anticipo della prossima campagna per le politiche). 

Un discorso a parte merita il partito Italia Viva e il suo segretario e senatore Matteo Renzi: dopo lo spoglio elettorale quest’ultimo ha dichiarato la “vittoria” e i grandi risultati del suo partito alle Amministrative che, sempre a suo dire, in quasi tutti i comuni è arrivato davanti ai 5Stelle. Ma i fatti raccontano un’altra verità. Italia Viva ha corso nella maggior parte dei comuni in liste senza il proprio simbolo nelle schede, ma affidandosi a liste civiche locali. Rimane il beneficio del dubbio per come sarebbero potute andare le cose in caso contrario: possiamo prendere come esempio il comune di Sesto Fiorentino (in provincia di Firenze e molto caro a Renzi), dove IV si è presentata con il proprio simbolo, rimediando una pesante sconfitta contro il candidato di Sinistra Italiana e sindaco uscente Lorenzo Falchi.

Il giorno dopo le elezioni è il Pd a uscirne nei fatti vincitore, rafforzando la figura di Letta come leader di partito (egli stesso ha inoltre ottenuto la nomina a parlamentare alle suppletive di Siena, dove si era candidato), e ponendosi sempre di più come partito centrale dell’attuale governo, confermando il proprio appoggio all’attuale Presidente del Consiglio Draghi.