La lingua cinese (汉语hànyǔ)
La lingua cinese (汉语hànyǔ)

La lingua cinese (汉语hànyǔ)

La lingua cinese (汉语hànyǔ)

In generale, quando i comuni mortali intuiscono che stai studiando cinese, iniziano a guardarti come se gli avessi detto di voler salire sul Monte Bianco in canotta e bermuda: sgomento, paura, incredulità si stagliano sul loro volto. Dopotutto, nonostante l’aumento dei corsi di laurea e l’apprendimento sempre maggiore di questa lingua, risulta ancora strano che qualcuno abbia deciso di intraprendere questa avventura. Dopo lo sbigottimento iniziale, arriva puntuale la frase di rito: «Dimmi qualcosa in cinese». Quando magari rispondi dicendo «Ni hao (你)», ossia “ciao”, lo sgomento aumenta, anche perché vi è una leggenda comune secondo cui gli unici fonemi utilizzati dai cinesi sono: cing ciong, tra l’altro inesistenti nel quadro delle iniziali e finali dei suoni.

A parte gli scherzi (ma mica tanto), conoscere, almeno superficialmente, la cultura cinese oggi è fondamentalmente un dovere: non solo per una questione legata alla globalizzazione, ma anche per questioni economiche e geopolitiche. La Cina, infatti, ricopre già un ruolo di primissimo piano nello scacchiere internazionale ed è in competizione con gli Stati Uniti per guadagnarsi il titolo di prima potenza mondiale, e dal punto di vista economico ha vissuto uno sviluppo esponenziale soprattutto negli ultimi vent’anni, tanto che in brevissimo tempo è riuscita a mettersi alla pari con Washington. È necessario inoltre menzionare che la Cina è popolata da più di un miliardo di persone e che pertanto la lingua cinese è la più parlata al mondo. 

Le caratteristiche della lingua cinese?  (汉语的特点hànyǔ de tè diǎn)

  • La lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese è il pǔtōnghuà (普通话), più comunemente conosciuto come cinese mandarino, che si basa sulla pronuncia del dialetto di Pechino. Come anticipato, questa è solo la lingua ufficiale: è facile comprendere che per l’estensione geografica e demografica della Cina esistano tantissime varianti dialettali e variazioni linguistiche, da Nord a Sud;

  • Una lingua tonale: le conversazioni sono verosimilmente più simili a esecuzioni di brani musicali che a semplici fonemi espressi attraverso le corde vocali. Questo non vuol dire che i cinesi cantino invece di parlare, ma che ogni sillaba pronunciata viene intonata: è il tono che distingue le parole le une dalle altre. Partendo dal presupposto che i toni sono quattro, proviamo a esplicitarli attraverso un esempio:

妈mā (primo tono): si traduce con “mamma”;

嘛 má (secondo tono): si traduce con “nome generico che indica la canapa, il lino”;

马mǎ (terzo tono): si traduce con “cavallo”;

骂mà (quarto tono): si traduce con “rimproverare, maledire”.

Come è chiaro, la sillaba è la stessa, ma la pronuncia, o meglio, l’intonazione, cambia il campo semantico: se si sbaglia il tono delle sillabe, le frasi vengono stravolte e svuotate del loro significato. 

  • Non esiste un elenco di suoni riconducibile all’alfabeto delle lingue romanze; esiste però il pinyin, un sistema di trascrizione fonetica nato intorno agli anni ‘60 in seguito alla revisione della lingua cinese per facilitarne l’apprendimento. Il modello pinyin è utile per riconoscere e trascrivere i suoni della lingua cinese attraverso l’alfabeto delle lingue romanze. Per esempio, il fonema viene trascritto così, utilizzando il nostro alfabeto.
  • È una lingua morfemica, composta sia da morfemi monosillabici che bisillabici, o polisillabici. Per esempio, nella frase你叫什么名字? nǐ jiào shénme míngzi, che tradotto vuol dire “come ti chiami?”, abbiamo sia morfemi monosillabici con significato proprio che morfemi polisillabici: indica il verbo “chiamare”, 名字 indica il sostantivo “nome”. 
  • Essendo composta da logogrammi, è difficile pensare che si possano distinguere i nomi propri. In italiano, questi si distinguono con l’uso della lettera maiuscola. Per esempio, scrivere Celeste, invece di celeste, indica che all’interno del contesto si parla di una persona in carne e ossa e non di un colore. In cinese non esistono però lettere maiuscole e minuscole, come si risolve dunque questa questione? Semplicemente non si risolve. Il cinese è una lingua basata sul contesto. Ciò significa che, oltre a non sbagliare la scrittura del carattere, è necessario capire la sua posizione all’interno della frase: lo stesso carattere può assumere diverse funzioni ed è grazie all’ordine dei morfemi che si comprende il significato. Questo vuol dire che, soprattutto all’inizio, è facile scambiare il nome di una persona con la traduzione letterale dei morfemi: è un cognome cinese, ma ha anche il significato di “forza, energia”. La capacità di distinguere le sue funzioni sta proprio nel capire il contesto in cui il morfema è inserito. 
  • La scrittura: quante volte avete visto dei logogrammi tatuati sulle persone? Tatuaggi bellissimi, certo, solo che gli incidenti di significato sono moltissimi: i caratteri tatuati possono essere perfetti, ma se manca un solo punto o una sola linea al carattere la situazione potrebbe farsi critica, ovviamente per chi il cinese lo capisce. Per intenderci, i caratteri (jiā) e (shǐ) possono risultare molto simili, tranne per la mancanza del “tetto”, ossia della piccola linea superiore del carattere. Ebbene, se questo piccolo equivoco si verificasse nella fase di elaborazione del tatuaggio, una persona potrebbe trovarsi sul braccio la parola “maiale” invece di “casa/famiglia”. Tutto questo per esprimere un concetto semplice, ma fondamentale: per apprendere la lingua cinese è necessario essere metodici e conoscere esattamente la costruzione di qualsiasi carattere, poiché la mancanza di un “tratto”, ossia una linea o una curva, potrebbe generare grossi misunderstanding
  • I tratti con cui vengono scritti i singoli caratteri non sono messi lì a caso: esiste un ordine ben preciso che deve essere rispettato. Il logogramma può essere immaginato come una costruzione architettonica: si parte dalle fondamenta e si arriva a realizzare un simbolo che rimanda a un’immagine specifica, ricca di significato. 
  • Tra le diverse parti che formano un carattere, quella su cui è necessario soffermarsi è il radicale, che solitamente posiziona il carattere all’interno di uno specifico campo semantico. Per esempio, i caratteri 河 hé (fiume)海hǎi (mare)游yóu (nuotare) sono tutti accompagnati sulla sinistra dal radicale che indica l’acqua, rappresentato dalle tre gocce. È quindi molto probabile che tutti e tre appartengano al campo semasiologico che si riferisce all’acqua. 

Questi elementi sono solo la punta dell’iceberg di quella che rappresenta una delle lingue più complesse e stratificate del mondo. Per far capire la potenza della scrittura, che rappresenta più un gesto artistico che linguistico, è necessario considerare che ogni carattere rappresenta e rimanda a un’immagine visiva: pensiamo al carattere hǎo (il bene) composto dal radicale che indica la donna e dalla parte che indica il bambino/figlio . Il bene è rappresentato quindi dall’unione della donna con il figlio. Oppure alla parola 西dōng xi (le cose), formata da che indica l’est e 西 che indica l’ovest. Insieme, 西 indica “le cose” in generale (l’est più l’ovest). Da questo possiamo intuire il fascino della lingua cinese: una lingua visionaria, ma anche molto pragmatica. Avere la possibilità di conoscerla è un viaggio di sola andata verso mondi sconosciuti e i significati che essi nascondono. 

再见! (Arrivederci!)

Editing e fact checking a cura di Alice Spada