Jackson Pollock: Autumn Rhythm (Number 30)
Jackson Pollock: Autumn Rhythm (Number 30)

Jackson Pollock: Autumn Rhythm (Number 30)

Jackson Pollock: Autumn Rhythm (Number 30)

Jackson Pollock realizza negli anni ‘50 del Novecento Autumn Rhythm (Number 30), oggi conservato al MoMA di New York.
Si tratta di una delle più celebri tele dell’artista, che nel 1945, insieme alla moglie Lee Krasner (anche lei pittrice), si era trasferito nella calma zona di East Hampton negli Stati Uniti, dove negli anni seguenti si sarebbe isolato dando vita alla sua caratteristica tecnica dello sgocciolamento: il dripping.

Superando il canonico impiego degli strumenti, Pollock si servì di semplici bastoni o delle astine per mescolare i colori. Sostituì i tradizionali materiali artistici con nuovi prodotti, quali ad esempio lo smalto per pareti, che venivano versati direttamente dal contenitore sulla tela grezza stesa per terra. In questo modo otteneva delle calligrafiche e casuali linee di colore, che esprimono l’impetuosa azione dell’artista intorno alla tela.

Le nuove esigenze espressive di Pollock maturarono nel ‘39, mentre era in cura per alcolismo. Durante le sessioni di terapia, interpretò i suoi disegni insieme all’analista per trovare i possibili significati delle sue creazioni. Cominciò allora ad interessarsi all’automatismo del movimento surrealista: un metodo di creazione in cui l’artista si lascia guidare dall’inconscio senza un controllo cosciente sul processo decisionale. Più che alla pittura surrealista, Pollock era interessato al principio sul quale essa si basa: quello dell’inconscio.
Sosteneva di essere colpito dal modo in cui, per gli artisti contemporanei, la fonte dell’arte fosse nell’inconscio, tanto da affermare che: «L’idea mi interessa ancor più degli stessi artisti, perché i due artisti che io ammiro sopra gli altri, Picasso e Mirò, sono restati lontano».

In effetti, Pollock non volle limitarsi alla rappresentazione figurata delle forme (seppur evocative): il suo obiettivo era quello di evadere dalla realtà, alienandosi da sé stesso e dalle cose. Nonostante la prima educazione di Pollock fosse espressionista e romantica, anche il contatto con l’arte europea favorì in lui un nuovo approccio all’arte. In uno scritto del ‘44 affermava che molti buoni pittori europei della sua epoca erano ormai in America, e questo era per lui un fatto determinante: «[…] perché essi recano con sé una comprensione dei problemi della pittura moderna».

In Ritmo d’Autunno -come in molte altre opere di Pollock- ricorre l’automatismo del movimento surrealista: l’opera non è stata “programmata”, ma generata attraverso l’energica “fusione artista-opera” che prende il nome di action painting. L’osservatore avverte un senso di movimento dovuto alla combinazione di linee e schizzi di colore che richiamano i movimenti liberi dell’artista: Pollock poteva camminare, allungarsi, calpestare, se necessario, la sua tela stesa a terra in attesa di ricevere i colori.

In Ritmo d’Autunno, su uno strato di vernice nera diluita con un pennello tozzo, si sovrappongono linee bianche, marroni e blu-grigie. Non avendo ricevuto alcuna preparazione, parti della trama della tela rimangono a vista. Lee Krasner vendette l’opera al MoMA l’anno successivo alla prematura morte dell’artista.