Perché in Italia le mestruazioni sono un lusso?
Perché in Italia le mestruazioni sono un lusso?

Perché in Italia le mestruazioni sono un lusso?

Perché in Italia le mestruazioni sono un lusso?

Sapevate che in Italia, oltre alle borse griffate ed alle collane di brillanti, anche gli assorbenti sono un bene di lusso? Ebbene si, l’IVA su questi è del 22% nella penisola. Sono tassati esattamente come molti altri prodotti considerati beni di lusso. Quindi, evidentemente per le donne italiane, è da ritenersi un lusso avere le mestruazioni? Perché, se non è una scelta avere il ciclo, la tassazione sugli assorbenti è più alta di quella sul tartufo? La risposta a questa domanda continua ad essere evitata dallo Stato anche se, a livello locale, qualcosa sembra muoversi. Il Comune di Firenze, ad esempio, ultimamente ha dimostrato che è possibile eliminare l’IVA degli assorbenti, vendendoli senza tassazione in tutte le farmacie comunali fino al 31 marzo 2022. Una sorta di esperimento.

L’Italia è tra i Paesi europei ad applicare una tassazione così elevata sui prodotti igienico sanitari femminili. In Germania gli assorbenti sono tassati al 7%, in Francia al 5,5%. Nel Regno Unito il governo ha annunciato l’eliminazione delle imposte a partire dal 1°gennaio 2021 mentre la Scozia, da novembre 2020 è ufficialmente il primo Paese al mondo a permettere l’accesso gratuito e universale agli assorbenti.

Lo Stato italiano nel 2019 ha provato a modernizzarsi abbassando l’aliquota dal 22% al 5% ma applicabile solo sugli assorbenti biodegradabili e lavabili. Questi, però, sono difficili da trovare dato che vengono prodotti molti meno rispetto a quelli usa e getta (composti per lo più da plastica), inoltre il loro prezzo rimane comunque poco accessibile, senza contare il fatto che vengono utilizzati da circa il 10% delle donne.

Quanto inquinano gli assorbenti?

La decisione di non estendere la riduzione della tassazione su tutti i dispositivi igienici femminili si baserebbe su motivi legati all’inquinamento. Al giorno d’oggi non si hanno certezze di quanto possano inquinare i prodotti igienico-sanitari femminili. Calcolando che all’incirca una donna usa 250 assorbenti o tamponi l’anno e che gli italiani producono 500 chili di rifiuti a testa all’anno, il consumo dei prodotti femminili non inciderebbe in maniera così critica.

Inoltre, va detto che le alternative ecologiche restano comunque poche e spesso poco accessibili a causa della scarsa distribuzione dei prodotti e del prezzo elevato. Le famose coppette sono ancora un tabù per molte donne senza contare i problemi allergici legati al silicone (materiale di cui sono composte). Per quanto riguarda gli assorbenti ecologici, come è già stato detto in precedenza, in Italia ne vengono prodotti ancora in quantità minime e messi in vendita a costi eccessivi. 

Sicuramente in futuro si troveranno soluzioni eco-sostenibili ed economicamente accessibili; per ora bisogna aspettare. Nell’attesa si spera che lo Stato italiano smetta di aggrapparsi alla cultura maschilista del passato e dunque che possa eliminare l’IVA su questi beni di prima necessità. Detassare gli assorbenti è il primo passo, il minimo, per raggiungere quella parità a cui aspiriamo. È una questione di civiltà.