La Verità rivelata dal Tempo
La Verità rivelata dal Tempo

La Verità rivelata dal Tempo

La Verità rivelata dal Tempo

La Verità è una scultura in marmo di Carrara eseguita tra il 1646 e il 1652 da Bernini, oggi conservata alla Galleria Borghese di Roma.

L’opera richiama, con qualche variazione, il modello illustrato da Cesare Ripa nella sua celebre “Iconologia”, dove la Verità è rappresentata come una bellissima donna che regge nella mano destra il Sole e con la sinistra tiene un libro aperto con un ramo di palma mentre poggia il piede destro sul globo ed è raffigurata nuda, poiché come descrive Ripa:

«Verità è un habito dell’animo disposto a non torcere la lingua dal dritto et proprio esser delle cose, di che egli parla et scrive, affermando solo quello che è et negando quello, che non è senza mutar pensiero. Ignuda si rappresenta, per dinotare, che la semplicità gli è naturale». 

Cesare Ripa
Modello illustrato della “Verità” di Cesare Ripa

Si ritiene che la scultura sia un’opera autobiografica del Bernini, che quando la realizzò stava vivendo un periodo molto difficile per la sua carriera. Infatti, dopo aver ottenuto il prestigioso incarico di edificare due torri campanarie alle due estremità della facciata di San Pietro- intervento fortemente voluto da papa Urbano VIII che era suo grande estimatore- Bernini non era riuscito ad ottenere il risultato sperato.
Il Papa criticò aspramente l’intervento, ammonendolo anche sul cattivo stato di conservazione della facciata che cominciava a presentare delle crepe in corrispondenza della torre campanaria meridionale che era stata costruita fino a quel momento.
La situazione peggiorò quando alla morte di Maffeo Barberini, avvenuta nel luglio del 1644, fu eletto al soglio pontificio Giambattista Pamphili, futuro Innocenzo X, che preferì come architetto Francesco Borromini. Quest’ultimo dimostrò che le crepe della struttura erano dovute all’innalzamento dei due campanili, che per questo furono abbattuti. In più, Bernini fu sospeso dal suo incarico e dai grandi cantieri romani.

La Verità rivelata dal Tempo si presenta pertanto come la personale rivalsa dell’artista che intendeva proclamare con questa opera la sua innocenza rispetto alle gravi accuse che gli erano state rivolte. La scultura era destinata alla sua famiglia e non fu completamente portata a termine: l’idea originaria era quella di realizzare un gruppo scultoreo dove la Verità distesa veniva denudata dal padre Tempo, che la svela al mondo. Sebbene la raffigurazione del Tempo non fu mai eseguita, esistono alcuni disegni che testimoniano quale doveva essere l’idea del progetto. In particolare, a Giovanni Battista Gaulli è attribuito un disegno conservato al Prado e risalente agli anni quaranta del Seicento dove è raffigurato il Tempo in volo, come prevedeva il progetto originario del Bernini.

“Tempo” in volo di Giovanni Battisti Gaulli

Insieme a due schizzi berniniani di Lipsia che ritraggono il Tempo in volo, oggi il disegno del Gaulli è esposto alla mostra “Tempo Barocco” presso Palazzo Barberini, dove 40 opere di celebri artisti di età barocca indagano il tema del Tempo nelle sue molteplici declinazioni, consentendo un confronto con la scultura berniniana.

Ma perché il Bernini non terminò la sua Verità rivelata dal Tempo?
Il destino volle rapidamente risarcire lo scultore delle umiliazioni subite, ed infatti, prima che potesse terminare la sua opera, ottenne nel giro di pochi anni le prestigiose commissioni della Fontana dei Quattro Fiumi, della chiesa di Sant’Andrea al Quirinale e del colonnato di San Pietro. L’opera rimase in casa Bernini fino al 1924, per poi essere trasferita alla Galleria Borghese dove ancora oggi incarna la celebre massima: Veritas filia temporis.