La politica nelle scuole: il caso Meloni
La politica nelle scuole: il caso Meloni

La politica nelle scuole: il caso Meloni

La politica nelle scuole: il caso Meloni

L’uscita di un nuovo libro -in questo caso di una leader politica- è di solito seguito da un ciclo di presentazioni ed incontri volti alla sua promozione. Non è inconsueto che tali incontri si svolgano all’interno di scuole pubbliche (iniziativa considerata utile anche per avvicinare i ragazzi alla galassia di scenari politici, tranne ovviamente gli estremismi ideologici) a prescindere dallo schieramento politico dell’autore di turno.

Incontri e scontri

L’ultimo libro in ordine cronologico ad essere pubblicato, è stata l’autobiografia della Deputata e Presidente di Fratelli d’Italia (FDI), Giorgia Meloni (“Io sono Giorgia”). Il libro alla sua uscita ha generato pareri positivi, ma anche diverse critiche di varia natura: l’ultima ha riguardato un Istituto tecnico economico di Messina (Antonio Maria Jaci), dove sarebbe dovuta andare in scena la presentazione del libro, con la leader di FDI in persona a promuovere il suo lavoro.

Il caso è scoppiato a seguito della decisione della Preside della scuola di negare i crediti formativi a chiunque, tra gli studenti, non avesse preso parte all’incontro con Meloni. Inoltre, i professori sarebbero stati incaricati di vigilare sull’effettiva presenza degli alunni, in quanto la partecipazione è stata prevista on-line a distanza.

I primi ad opporsi a tale decisione (resa nota da una circolare scolastica datata 20 maggio) sono stati i genitori degli alunni; essi hanno trovato moralmente inaudito che i propri figli fossero costretti a prendere parte a quello che di fatto è un monologo di una leader politica, che potrà intervenire senza il contraddittorio delle parti (è l’unica autrice presente) e senza la preoccupazione di rispondere alle domande degli alunni, costretti alla partecipazione da remoto.

È colpa della sinistra?

FDI ha prontamente messo in chiaro la sua posizione in merito alla faccenda. Secondo Carmela Bucalo, deputata e organizzatrice dell’evento, l’incontro era solo in fase di discussione e niente era ancora ufficializzato. In seguito, anche Meloni ha reso pubblica la sua versione, smentendo categoricamente la sua presenza nella scuola, affermando di non sapere nulla della faccenda.

La leader ha anche approfittato dell’episodio per attaccare e criticare il mondo di sinistra, colpevole, a suo dire, di utilizzare e strumentalizzare ogni occasione per delegittimare il partito e la sua leadership.

La situazione non risulta chiara fino in fondo: i primi a criticare e dare risonanze “all’ingiustizia” verso gli studenti, sono stati i genitori stessi e risulterebbe difficile credere che il loro impegno in tal senso derivi da una presunta simpatia alle idee di sinistra; inoltre l’incontro nella scuola era già stato ufficializzato (come è chiaro dalla circolare), perciò risulterebbe difficile anche pensare che l’autrice del libro fosse all’oscuro dell’incontro. Questo aspetto non viene chiarito dai diretti interessati.

Scuole, studenti, elettori

Dalle ultime notizie, sembrerebbe che la presentazione del libro sia stata annullata e questa viene considerata da molti come una buona notizia per gli studenti. Si parla molto della “dottrina” per cui le scuole debbano essere “spoliticizzate” secondo il mantra “fuori la politica dagli istituti”. A quanto pare, però, il sistema non sembra funzionare granché bene visto che la politica trova spesso e volentieri, come in questo caso, il modo di penetrare per trovare bacini elettorali da preparare al voto.

D’altra parte, lo stesso sistema si mostra efficientissimo, invece, quando si prova ad inserire forme di “educazione politica” volte a dare ai giovani studenti (e futuri elettori) gli strumenti necessari per sviluppare una coscienza critica, civica e politica. Iniziative sempre stroncate sul nascere. Quando poi, ciclicamente, qualche politico torna a parlare del “voto ai 16enni” allora risulta platealmente chiaro quanto i giovani studenti siano visti solo come una grande massa di elettori, di numeri su un elenco.

Non importa se sia giusto o sbagliato applicare il diritto di voto a chi ha già, per legge, l’età per lavorare e dunque per pagare le tasse; ciò che importa alla classe politica è accaparrarsi una nuova classe di aventi diritto e per fare ciò è necessario che i ragazzi siano quanto più possibile manovrabili, raggirabili e sprovvisti degli strumenti adeguati per difendersi dalla propaganda più vuota e ingannevole dei partiti di oggi.