Dirottamento di Stato: Lukashenko rimarrà ancora impunito?
Dirottamento di Stato: Lukashenko rimarrà ancora impunito?

Dirottamento di Stato: Lukashenko rimarrà ancora impunito?

Dirottamento di Stato: Lukashenko rimarrà ancora impunito?

Ha fatto ormai il giro del mondo la notizia -che sembra uscita da uno spy movie- del dirottamento di un Boeing 737 della compagnia low cost Ryanair da parte del governo bielorusso.

Cosa è successo?

Domenica pomeriggio, il volo FR 4978 della compagnia irlandese era partito da Atene con destinazione Vilnius, in Lituania, con 171 passeggeri a bordo e la tranquillità di un volo di linea quando, a poche miglia dall’ingresso nello spazio aereo lituano, un caccia MIG-29 dell’aviazione militare bielorussa si è affiancato al velivolo civile intimandogli di deviare la rotta e di atterrare a Minsk (anche se più lontana da Vilnius). Le autorità bielorusse hanno fatto sapere che l’ordine sarebbe giunto direttamente dal presidente Alexander Lukashenko che ha richiesto l’intervento dell’aviazione militare a seguito di un presunto allarme bomba lanciato quando l’aereo si trovava ancora nello spazio aereo bielorusso.

Tuttavia, una volta atterrato, le autorità di Minsk non hanno trovato alcun dispositivo esplosivo sull’aeroplano (né in verità lo hanno cercato) e si sono dirette subito nella cabina passeggeri dove hanno prelevato ed arrestato Roman Protasevich 26enne giornalista dissidente fondatore del canale di informazione Telegram “Nexta” con il quale portava avanti una feroce campagna contro il regime di Lukashenko.

Protasevich era da tempo ricercato dalle autorità bielorusse con l’accusa di incitazione alla rivolta, estremismo e terrorismo per aver organizzato alcune manifestazioni contro il presidente che gli erano costate anche un mandato di cattura internazionale dopo la sua fuga all’estero.

Insomma, un personaggio così scomodo e pericoloso per Lukashenko da costringerlo a dirottare un aereo nel bel mezzo dell’Europa. Prima dell’atterraggio a Minsk, Protasevich si era confidato con un altro passeggero manifestando il timore di incorrere nella condanna a morte (ancora legale in Bielorussia) qualora fosse ritornato nel suo Paese. Ufficialmente rischia 15 anni di carcere ma gli sforzi profusi per la sua cattura farebbero presumere una pena di gran lunga superiore. Fermata, insieme al giovane, anche la compagna.

Le reazioni in Europa e nel mondo

Quando si sente parlare di “dirottamento” di un aereo, la mente corre immediatamente ai tragici eventi dell’11 settembre 2001. In realtà, a ben vedere, i modi per dirottare un velivolo sono molteplici e oltre a quello che avviene “dall’intero” (con la presa di possesso dei comandi dell’aereo da parte di alcuni passeggeri), vi è anche la possibilità di dirottare un aereo “dall’esterno” attraverso l’impiego della forza o, come in questo, della minaccia di quest’ultima ad opera di altri velivoli, spesso da guerra. Questi tipi di aerei appartengono di norma alle disponibilità dell’aeronautica militari degli Stati, dunque, in questo caso ci troveremmo di fronte ad un “dirottamento di Stato” operato, non da un gruppo terroristico, bensì da un Paese che, sotto minaccia di abbattimento, ha costretto un aereo civile all’atterraggio in un punto prestabilito. Fermo restando che la Bielorussia afferma di aver agito per motivi di sicurezza (allarme bomba), la domanda è: tutto ciò è legale?

La risposta è assolutamente no. Il diritto internazionale vieta una tale condotta e a tal proposito, tra i primi a commentare l’accaduto, troviamo proprio l’ICAO (l’ente ONU per l’aviazione civile) che ha già avanzato l’ipotesi di violazione della Convenzione di Chicago (il Trattato internazionale che elenca i principi del trasporto aereo civile), in attesa che Minsk fornisca ulteriori informazione circa gli elementi che hanno spinto al dirottamento (le autorità bielorusse hanno parlato di un allarme bomba ma non è chiaro chi lo abbia lanciato e in base a quali informazioni).

Immediata anche la reazione dei leader, europei e non. L’Unione europea ha fatto sentire la sua voce per mezzo dei suoi rappresentanti più autorevoli, dal presidente del Parlamento David Sassoli alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen fino, ovviamente, all’Alto Rappresentante Josep Borrell. L’Europa chiede, unita, la scarcerazione immediata di Protasevich e la presentazione di motivazioni a giustificazione di un atto inaudito e con pochissimi precedenti nella storia delle relazioni internazionali, altrimenti, assicura von der Leyen, «ci saranno conseguenze».

Dura anche la reazione di Washington che, attraverso le parole del Segretario di Stato Antony Blinken ha dichiarato “sconvolgente” l’accaduto, chiedendo un’indagine internazionale. Intanto alcuni Paesi europei, come Lituania e Ungheria, hanno già indicato alle proprie compagnie di bandiera di evitare lo spazio aereo bielorusso. Tre le misure che potrebbero essere adottate contro il governo di Minsk si parla di ulteriori sanzioni, della chiusura dello spazio aereo bielorusso ai vettori UE e di altre misure che potrebbero impedire l’uso da parte degli aerei di Minsk (civili o commerciali) degli scali dell’Unione europea.

L’ultimo dittatore d’Europa

L’episodio del dirottamento, che ha assunto le tinte di un vero atto di “pirateria aerea”, rivela però un carattere che va oltre il fatto in sé. Quando il Boeing di Ryanair è ripartito, in serata, dopo 5 ore di “scalo” imprevisto, mancavano all’appello altre 4 persone della lista passeggeri. Ciò potrebbe suggerire che Protasevich fosse pedinato, già dal suo imbarco ad Atene, da alcuni agenti del KGB (il servizio segreto bielorusso) che sarebbero saliti con lui sul volo verso Vilnius. Tale versione sarebbe avvalorata dai sospetti che lo stesso giornalista avrebbe rivelato per messaggio ad alcuni colleghi quando si trovava ancora nell’aeroporto greco.

Un aspetto che, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, dimostrerebbe per l’ennesima volta la condotta di un governo dittatoriale impegnato maniacalmente nel sopprimere ogni forma e fonte di dissenso. Dall’agosto 2020, quando scoppiarono le proteste a seguito della rielezione di Lukashenko- tacciata di brogli nei risultati e violenze nell’esecuzione-, quello che ormai viene definito “l’ultimo dittatore d’Europa” ha iniziato una caccia senza quartiere ai dissidenti attraverso arresti, sparizioni, censure e sospensione di internet. Il Word Press Freedom Index 2021, colloca il Paese al 158° posto su 180 Stati analizzati. Nonostante i tanti, troppi impegni e contromisure promessi dalle autorità internazionali il regime di Lukashenko rimane però dov’è, intoccabile grazie alla protezione russa, e i 9 milioni e mezzo di abitanti bielorussi continuano ad essere vessati ed oppressi.

L’Unione europea deve smetterla con le parole e passare ai fatti. La presenza di una dittatura in Europa è una vergogna e un pericolo, un male che, se non curato, si espande e corrompe chi gli sta accanto. Il seme liberticida è forte e non fatica a trovare terra fertile. Tutti abbiamo sotto gli occhi cosa sta succedendo, giorno dopo giorno, in Paesi come la Polonia e l’Ungheria. L’Unione europea deve essere forte, unita e compatta nel respingere questo pericolo. Ma deve esserlo ora, dopo potrebbe essere troppo tardi.