Flaming June
“Flaming June” è il celebre dipinto a olio su tela eseguito dall’artista inglese Frederic Leighton nel 1895, oggi conservato al Museo de Arte de Ponce a Puerto Rico.
Le intricate vicende di questo quadro dal gusto preraffaellita cominciarono quando Leighton lo presentò alla Royal Academy di Londra, dove ottenne un grande successo. Nello stesso anno, l’incisore William Luson Thomas acquistò il dipinto e l’autorizzazione a riprodurlo, dando avvio all’era della mercificazione di quadri famosi trasformati in manifesti decorativi per le abitazioni della borghesia vittoriana.
Nel 1906, il quadro passò alla famiglia Watney, titolare dell’azienda produttrice di birra James Watney & Co., per poi essere prestata all’Ashmolean Museum di Oxford nel 1915, dove vi rimase fino agli anni ‘30. In seguito, il dipinto rimase per un breve periodo a Leighton House, da poco trasformata in museo per il centenario della nascita dell’artista.
Da quel momento non si ebbero più notizie del quadro, scomparso per oltre 30 anni, finché nel 1962 non riapparve nel negozio di un un corniciaio di Battersea. Il compositore Andrew Lloyd Webber rimase affascinato dal dipinto ma dovette rinunciare all’acquisto non possedendo il denaro sufficiente a comprarlo.
Per sole £2,000, l’uomo d’affari portoricano Luis Ferré comprò il dipinto l’anno seguente e la sua passione per le opere vittoriane lo spinse a costruire un museo a Ponce dove ospitare la sua collezione personale.
In ”Flaming June” l’attenzione è catalizzata dalle tinte calde che richiamano la stagione estiva e che avvolgono la protagonista del dipinto, colta in un sonno profondo.
Si tratta di uno dei soggetti più amati dell’epoca vittoriana: donne inconsapevoli, addormentate, assorte, o morenti, come la celebre “Ophelia” di John Everett Millais.
Tuttavia, “Flaming June” incarna pienamente l’ideale dell’arte per l’arte, per cui la giovane donna addormentata non vuole esprimere significati nascosti, quanto piuttosto celebrare l’armonia delle forme, delle linee e dei colori, abbracciando il movimento dell’Estetismo al quale Leighton si avvicinò negli ultimi anni della sua carriera.
Per la posa raggomitolata, Leighton si ispirò all’allegoria de La Notte scolpita da Michelangelo per le Cappelle Medicee nella basilica di San Lorenzo di Firenze, di cui possedeva diverse fotografie.
Per rendere scorrevole e veloce la pennellata, si avvalse di un legante oleo-resinoso a base di trementina, e conferì al suo dipinto una spiccata luminosità. Leighton si dimostrò sempre attento ai problemi di deterioramento che l’uso dei leganti a olio poteva apportare alla pittura, tanto da impegnarsi nella ricerca di una preparazione che rallentasse lo scurimento dei dipinti.
Significativa fu la sua collaborazione con Arthur Herbert Church, chimico britannico, autore di uno dei più famosi testi ottocenteschi sulla chimica dei pigmenti: “The Chemistry of Paints and Painting” pubblicato nel 1890 con la dedica a Leighton.
Presso la Royal Academy di Londra è conservato un importante carteggio intercorso tra Leighton e Church, dove risulta evidente quanto l’artista si servisse del parere scientifico in merito alle caratteristiche dei materiali per la pittura. L’interesse dimostrato da Leighton è anche indice della rilevante importanza attribuita all’epoca alle ricerche sulla chimica dei materiali pittorici e dell’autorevolezza conquistata da Church, che rispondeva alle costanti richieste degli artisti sulla qualità dei materiali in commercio.