Biden e Putin si incontrano a Ginevra
Biden e Putin si incontrano a Ginevra

Biden e Putin si incontrano a Ginevra

Biden e Putin si incontrano a Ginevra

In occasione del recente tour europeo del presidente degli Stati Uniti, che lo ha visto partecipare prima al vertice del G7 in Cornovaglia e successivamente al summit NATO di Bruxelles, nella settimana appena conclusa, si è tenuto a Ginevra l’incontro più atteso: quello tra Joe Biden e Vladimir Putin.  Il colloquio, durato all’incirca tre ore, è stata la prima occasione per i due leader di incontrarsi ufficialmente da quando il presidente USA è entrato in carica all’inizio dell’anno.

L’incontro di Ginevra

L’evento, svoltosi con l’obbiettivo di smorzare le evidenti tensioni sviluppate tra le due parti, si è concluso con due distinte conferenze stampa; i toni sono rimasti piuttosto cordiali ma è chiaro che il tentativo di distensione tra Biden e Putin fosse difficile da raggiungere in un singolo incontro.

Ciò che i due presidenti hanno fatto evincere dalle dichiarazioni rilasciate singolarmente alla stampa è come ci sia una reale prospettiva di migliorare le relazioni tra i due Paesi: Putin nel parlare per primo con i giornalisti ha definito il faccia a faccia con Biden «costruttivo, non ostile, concreto». Inoltre, ha descritto la controparte statunitense con rispetto, definendolo «molto diverso dal presidente Trump», contribuendo a scrollare via le insinuazioni che le due controparti hanno alimentato nei mesi passati.

I punti affrontati

Vari punti nevralgici sono stati toccati in questo singolo incontro, tra gesti meramente simbolici e altri meno: in primo luogo il presidente russo ha annunciato il ritorno nelle rispettive sedi dei due ambasciatori, Anatolij Antonov e John Sullivan, che nei mesi precedenti erano stati richiamati a Mosca e Washington in seguito all’infiammarsi delle tensioni tra le parti.
I vari dossier presentati al tavolo da Biden e Putin sono stati i reali protagonisti del meeting: al centro del dibattito il disarmo e la sicurezza informatica.

 In passato, infatti, il Cremlino è stato accusato di essere il responsabile di diversi attacchi informatici a danno di numerose aziende americane, uno fra tutti il recente caso della Colonial Pipeline (il più grande oleodotto di carburanti raffinati americano). Nonostante le indagini abbiano rivelato la presenza di diverse prove che avvalorerebbero le accuse, Putin ha continuato a negare di essere il mandante di tali attacchi, aggiungendo che saranno avviate con gli Stati Uniti delle consultazioni proprio sulla cybersecurity.

Tra i temi più delicati affrontati nel bilaterale ha trovato spazio anche quello relativo ai diritti umani, che con l’amministrazione Biden sono tornati al centro della politica estera statunitense; in particolare, il presidente USA ha insistito sull’incolumità degli oppositori politici russi – Biden ha chiesto apertamente la scarcerazione del dissidente Aleksei Navalny-, sulla questione della Bielorussia e soprattutto dell’Ucraina, della sua sovranità e di una possibile adesione alla NATO.

Lo stesso Biden, nella sua dichiarazione a fine incontro, ha voluto sottolineare come i rapporti tra Stati Uniti e Russia debbano essere «stabili» e che la sua agenda estera «non è contro la Russia o qualsiasi altro Paese, ma per gli americani» e per la difesa dei valori democratici.
È evidente, quindi, che nonostante ci sia stato il tentativo di compiere un passo in avanti nella risoluzione delle divergenze tra i due Paesi, esse continuino naturalmente a sussistere. Da considerare, a tal proposito, che sul fronte europeo la stessa Unione europea ha pubblicato recentemente un documento strategico in cui viene sottolineata l’impossibilità di una la totale e rapida distensione con Mosca, considerata la principale minaccia per l’UE.

La speranza è che questo colloquio abbia posto le basi e le regole di buona condotta per i futuri rapporti tra i due Paesi al fine di scongiurare quelle che Biden ha definito “guerre accidentali”. Inoltre ci sarebbe già chi vede in questo primo bilaterale il tentativo degli Stati Uniti di relativizzare la minaccia della Russia, avvicinandola a sé, non tanto in vista di una potenziale alleanza (idea sostanzialmente inattuabile oggi), ma, al contrario, per evitare che la Federazione di Putin arrivi a stringerne una con la Cina.