Linguaggio sessista: parliamone
Linguaggio sessista: parliamone

Linguaggio sessista: parliamone

Linguaggio sessista: parliamone

Il linguaggio sessista soffre di una tendenza: il pressapochismo. È inutile, c’è sempre un argomento che merita più spazio e maggiore priorità. Questo tipo di superficialità è piuttosto insensata. «I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo», affermava il filosofo viennese Wittgenstein.

Che una comunicazione sessista sia presente all’interno della nostra quotidianità è un dato di fatto, il punto è che non sarebbe neanche necessario spingersi molto lontano con la filosofia del linguaggio: basterebbe rivedere la grammatica italiana e tornare in prima elementare. Vi sono, però, delle obiezioni da parte dei “negazionisti” della grammatica, che abbiamo riportato qui di seguito:

  • Come ci comportiamo con le parole femminili che indicano una professione svolta da un maschio? Dovremmo dire guardio (invece che guardia) o spio (invece che spia)?

 La risposta è no. Perché esistono nomi chiamati epiceni o promiscui, i quali indicano nomi ambigenere, attribuibili sia a uomini che a donne, tra cui guardia, spia e farmacista.

  • Se abbiamo utilizzato sempre ministro e avvocato anche per il femminile, dobbiamo cambiare tutto e utilizzare ministra e avvocata?

    Alma Sabatini con “Il sessismo nella lingua italiana”, ci spiegò già nel 1987 che nella lingua italiana esistono da sempre e vanno utilizzati: avvocata, deputata, sindaca, ministra.

In italiano esiste, inoltre, un’asimmetria (sbagliata) che sfocia anche nell’utilizzo dell’articolo determinativo solo davanti al cognome di personaggi pubblici di sesso femminile, come “la Thatcher”. Serianni in “Grammatica italiana” afferma che l’articolo va omesso per due motivi:

  • Omogeneità con i cognomi maschili (avete mai sentito il Kennedy?);
  • Per la minore importanza attribuita al sesso di una persona rispetto alla sua attività professionale o politica.

Se passiamo dal piano linguistico a quello culturale, potremmo far riferimento alle parole di Michela Murgia: «Quando si parla di maestro, ci si riferisce non solo al maestro delle elementari ma al maestro d’orchestra o al grande regista, quando si parla di maestra ci si riferisce solo alla maestra delle elementari». Perché?