Edgar Degas e “la collezione del secolo”
Edgar Degas e “la collezione del secolo”

Edgar Degas e “la collezione del secolo”

Edgar Degas e “la collezione del secolo”

Edgar Degas nasce nel luglio del 1834 a Parigi da una nobile famiglia. Si iscrive alla facoltà di giurisprudenza ma ben presto sceglie di dedicarsi alla sua passione per la pittura, assecondato dal padre, uomo colto e raffinato, amante dell’arte e della musica.

Il giovane Edgar cominciò all’età di 19 anni un’intensa attività da copista al Louvre, studiando, come facevano i pittori apprendisti, i capolavori dell’arte. Copiò Bellini, Mantegna, Veronese, appropriandosi delle loro tecniche e del loro stile e ponendo le basi per l’enorme collezione di quadri che acquisì negli anni fino all’età della vecchiaia, indizio della sua continua ricerca e formazione artistica.

La “collezione del secolo”

Il Degas collezionista possedeva un finissimo gusto e uno spiccato intuito commerciale: impreziosì il suo appartamento a tre piani di rue Victor Massé 37 con un nucleo eterogeneo di quadri, disegni, incisioni, per un totale di cinquemila opere. Il pittore inglese Walter Sickert raccontò che le stanze degli appartamenti erano talmente affollate dalla presenza di numerosi cavalletti che si poteva a malapena passare in mezzo ad essi.

Negli anni Sessanta Degas incontrò Édouard Manet, con il quale nacque un’amicizia e una condivisione di spunti sull’arte. I due frequentarono i mercanti di grafica giapponese, cercando in quelle illustrazioni l’ispirazione adatta per rendere immediata la rappresentazione della vita quotidiana. E ancora, la collezione Degas si arricchì di molte opere di Daumier e Gavarni, dai quali estrapolò gli intenti realistici e caricaturali di scene sociali, politiche, mondane.


Il Degas pittore

Degas fu un’artista incontentabile: insoddisfatto dai tradizionalisti studi dell’Accademia e allo stesso tempo umile verso la ricerca stilistica dei grandi maestri. Legato alle “regole” della pittura, ma superbo e impaziente di superarle. Il divenire di un’opera e l’esercizio per realizzarla erano per lui più importanti dell’opera stessa. Il tipico non-finito che lo caratterizza, i numerosi appunti e studi, sono sintomi di questa costante ricerca.

Seppur considerato uno dei maggiori esponenti dell’Impressionismo, egli non credeva nella pittura “en plein air: non fu un paesaggista e non pensò mai di poter dipingere davanti alla natura. Dichiarò esplicitamente che per saper dipingere dal vero occorreva prima saper copiare e ricopiare i grandi maestri del passato.

Un aneddoto racconta che da giovane, Degas, recandosi dal celebre pittore Ingres (per il quale nutriva una profonda ammirazione) gli lasciò visionare i suoi disegni.
Ingres lo accolse benevolmente, suggerendogli: «Mai dipingere dalla natura. Sempre dalla memoria e dai disegni dei maestri». Questo episodio rimase un ricordo lontano, poiché ben conosciamo come si evolse la pittura di Degas: la sua vena contemporanea e realistica diede alla luce i moderni ritratti delle cantanti dei caffè-concerto, delle ballerine colte in momenti di riposo, delle stiratrici e  dei fantini, un mondo di personaggi anonimi ed inosservati.

Per quanto riguarda “la collezione del secolo”, quando morì nel 1917, furono organizzate cinque vendite a Parigi dai mercanti Bernheim-June, Durand-Ruel e Ambroise Vollard, con l’aiuto della famiglia Degas. E così, tra 1918 e 1919 la collezione Degas si disperse tra musei e dimore private di tutto il mondo.