Christo: “definire le basi di una nuova espressività”
Christo: “definire le basi di una nuova espressività”

Christo: “definire le basi di una nuova espressività”

Christo: “definire le basi di una nuova espressività”

Il mondo dell’arte ricorda Christo Javašev: artista celebre per i suoi “impacchettamenti”, considerato tra i principali esponenti della Land Art e del Nouveau Réalisme.

Christo, di origini bulgare, nacque il 13 giugno del 1935, e si formò all’Accademia di Belle Arti di Sofia. Dopo gli studi di scultura a Vienna, si trasferì nel 1958 a Parigi dove perse la cittadinanza bulgara, divenendo apolide e iniziando a vendere ritratti e dipinti astratti.

A catturare l’attenzione della critica furono i suoi primi piccoli “impacchettamenti” di oggetti o modelli viventi. Infatti, in quegli anni conobbe Jeanne-Claude Denat de Guillebon, sua futura moglie, con la quale iniziò a collaborare professionalmente creando i primi “wrapped objects”: lattine, sedie, bottiglie e scatole venivano avvolte da tessuto cerato e spago. Queste creazioni volevano dimostrare che gli oggetti di uso comune possono diventare opere d’arte senza alcuna distinzione di forma e di bellezza.

Christo e il “Nuovo realismo”

Insieme agli artisti francesi Arman e Yves Klein, amici di Christo e affascinati dai suoi “impacchettamenti”, nel decennio 1960-1970, prese parte al movimento artistico Nouveau Réalisme. Promotore del movimento fu il critico Pierre Restany, che pubblicò, sotto forma di un fascicolo di otto pagine, un testo intitolato “Les Nouveaux Réalistes”, dove per la prima volta apparve il termine. La poetica novo-realistica considerava ormai esaurita la tradizione della “pittura da cavalletto”, che in quegli anni era stata soppiantata da nuove tendenze artistiche in Europa e in America volte a “definire le basi normative di un’espressività nuova”.
I Nuovi Realisti intendevano proporre un ritorno alla realtà con mezzi e modi non tradizionali ed utilizzando oggetti d’uso comune, come i prodotti dell’industria, scarti, rifiuti e tutti gli altri oggetti rigettati dalla società dei consumi di massa. 

La prima opera monumentale di Jeanne-Claude e Christo è “Rideau de Fer”. Si tratta di un muro alto oltre 4 metri formato da 89 barili di petrolio sovrapposti in mezzo a rue Visconti, una delle strade più strette di Parigi nei pressi della Senna dove vissero illustri personaggi come Delacroix e Balzac. Questa operazione che bloccava l’accesso della via rappresentò un segno di protesta verso il muro di Berlino, costruito l’anno prima.

Le opere in Italia

Negli anni seguenti, cominciò la serie di interventi sul paesaggio, in cui la coppia modificò temporaneamente luoghi naturali o spazi urbani stendendo lunghi teli o impacchettando monumenti al fine di esaltarli agli occhi degli spettatori. Sul finire degli anni Sessanta l’Italia divenne lo scenario per la realizzazione delle loro numerose installazioni artistiche. Al Festival dei Due Mondi di Spoleto, la Fontana di Piazza del Mercato e il Fortilizio dei Mulini furono avvolti nel propilene bianco per tre settimane, come avvenne per Porta Pinciana a Roma nel 1974 e un tratto lungo 250 metri delle Mura Aureliane.
Lo scopo di queste operazioni era di risvegliare nella gente il “senso delle cose reali”. Come sosteneva l’artista: «Io, Christo, faccio e distruggo opere milionarie. Ma non cercate simboli: godetevi il paesaggio».

L’ultima opera in Italia realizzata da Chisto è “The Floating Piers” del 2016: un’istallazione che ha permesso a circa seicentomila visitatori di camminare sulle acque attraverso una rete di pontili galleggianti di 70.000 metri quadrati di fibra gialla iridescente, che metteva in connessione i paesi di Sulzano e Monte Isola con l’Isola di San Paolo sul Lago d’Iseo.